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I giovani ricordano la Shoah

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…Ma siamo anche vicini a quel pezzo di cielo, e a quella luna, dalla quale sperare…Istituto Comprensivo D. Alighieri Venezia.

Prima fase:
• progettazione grafica di un elaborato personale sul concetto di “memoria”;
• realizzazione delle idee individuali con materiale di riciclo.
La realizzazione ha previsto che i ragazzi maturassero competenze di assemblaggio di materiali e oggetti per realizzare delle corde e degli intrecci ad evocare la storia nella sua complessità, dall’individuale all’universale, dai singoli eventi alla complessità degli intrecci che rendono partecipe ogni uomo in ogni tempo.

1. suddivisione degli alunni in gruppi da 2-3 elementi.
2. scelta di temi relativi alla corda: alcuni alunni hanno trattato il tema degli oggetti personali, altri il tema del disegno e della pittura, altri ancora l’idea della costrizione attraverso materiali metallici ecc.

Seconda fase

Contemporaneamente i ragazzi hanno lavorato attraverso il corpo per poi arrivare a questa fase consistente nella realizzazione di una performance video-filmata, seguendo una trama.

1. In un primo momento riproducono una situazione quotidiana di incontri riconducibili ad una vita normale, caratterizzata dall’integrazione del popolo ebraico con le popolazioni e la cultura del luogo in cui si erano stanziati.
2. Discorso di Hitler tratto dal film “Il grande dittatore” di Charlie Chaplin: tutto si paralizza e, a rallentatore, i ragazzi si scoprono la schiena e in alcuni compare un simbolo distintivo, la stella.
3. A questo punto si crea una divisione: i ragazzi senza stella, con le corde, segregano gli altri e iniziano a simulare il grande dramma della discriminazione.
4. Al subentrare di una musica tratta dal compositore veneziano Luigi Nono “Ricorda cosa ti hanno fatto in Auschwitz”, con le corde viene rappresentato una sorta di cancello che, attraverso gesti dirompenti, evoca i primi cenni di frastornamento dovuti, nel caso specifico, alla chiusura del ghetto di Varsavia.
5. I ragazzi, partendo dalle singole identità e dalle singole storie, attraverso l’incrocio delle corde disegnano una stella, per rappresentare l’universalità del simbolo.
6. L’ultima scena è tratta dalla storia di Peter Ginz (sotto brevemente riportata), un esempio di chi, solo attraverso la fantasia e le varie forme di creatività, ha potuto sopravvivere, almeno nello spirito, al campo di concentramento e di sterminio. Per emulare la scena, un’alunna, con in mano una mappa-luna, sale su una scala e protende il braccio verso il cielo. Contemporaneamente dalla stella sbucano le mani di alcuni ragazzi, verso l’alto, alla ricerca della speranza.
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